Multimedialmente
Finalmente sono riuscito a raccogliere quasi tutti i contributi multimediali delle interviste radiofoniche relative al libro "Le Tigri di Telecom". In attesa del possibile intervento presso Città del Capo - Radio Metropolitana organizzato dall'ufficio stampa, vi riporto i link e le informazioni relative a quelli già andati in onda:

Storiacce (domenica 8 marzo 2009) di Raffaella Calandra (Radio24)
Andrea Pompili

Era una delle "Tigri di Telecom", la squadra informatica, finita nell'inchiesta milanese sui dossier illegali. Ad Andrea Pompili, come agli altri ex colleghi, sono contestati assalti informatici e intrusioni...

Roma Eventi Speciale Libri (domenica 15 marzo 2009) di Massimo Camussi (Radio Meridiano12)

Presentazione del libro al consueto appuntamento sulle novità uscite in libreria.

Con l'occasione ringrazio Raffaella e Massimo per la professionalità dimostrata e per l'ottimo lavoro svolto, tecnico e umano. Speriamo di doverne ringraziare sempre di più...

Recensioni online
Riporto di seguito la recensione di CarlaRoberto pubblicata il 13 Marzo 2009 sul sito iYezine, grazie epr l'interessamento e mi scuso per il linguaggio troppo tecnico del libro... purtroppo a volte capita di dare per scontato i termini specialistici più frequenti, e non tutti sono così immersi in questo mondo fatto di inglesismi, sigle e modi di dire bizzarri.

"Agli albori della telefonia italiana si pagava con una bolletta bimensile la Teti (Società tirrenica di comunicazione). Ora siamo già intorno agli anni 70 e la bolletta a dire il vero porta già il marchio Sip (già Società idroelettrica piemontese, poi successivamente Società italiana per lo sviluppo della Telecomunicazione). Allora i telefoni erano a rotella e mio padre minacciava continuamente di inserire un lucchetto per impedirmi di telefonare. Andrea Pompili usava qualche anno dopo il computer Commodore 64 con il quale prendeva confidenza con il mondo dell'informatica, da lì a poco sarà l'autore di uno dei primi videogiochi in circolazione Catalypse. Genio dell'informatica fin dagli albori, si definisce romanticamente un hacker. Ora della parte iniziale della propria vita l'autore dà solo vaghi cenni, un po' nostalgici, forse romantici. Chissà se dalle mura di un carcere riflette sul proprio percorso professionale. Si perchè Andrea Pompili è da lì che scrive.
Ora, ricapitoliamo brevemente i fatti, arriviamo anche alla conclusione perchè non si tratta di un romanzo noir.
Tecnico informatico al G8 di Genova per conto di una nota ditta di telefonia mobile lavora per la sicurezza, conosce qui alcune persone che a vario titolo lo seguiranno fino al colosso delle telecomunicazioni italiane e internazionali della Telecom. Qui dopo che il controllo dell'ex ente pubblico è nelle mani della Pirelli diventa tra i protagonisti di un gruppo detto Tiger Team, gruppo di sicurezza per l'azienda in questione. In realtà è la storia di una serie di scandali dovuti ad assalti informatici a gruppi nemici, schedature di clienti a scopo commerciale, rapporti con polizia e servizi segreti. Qualcuno ricorderà, Giuliano Tavaroli, l'attacco hacker al Corriere della Sera, le intercettazioni e le schedature per la polizia o i servizi segreti, il caso Abu Omar e altre amenità del genere che per un po' hanno monopolizzato la cronaca italiana. Credo che in quel momento l'opinione pubblica abbia capito poco, anzi credo niente. Chissà se hanno capito i giudici, o i giornalisti che si occupavano del caso. Ma forse è giusto così visto che in fondo ora nessuno ne parla più. Andrea Pompili in realtà parla per difendersi. Racconta in modo tecnico e difficile. Come ci si districa tra queste pagine se non si sa precisamente cosa è un server? Tra un dato tecnico e l'altro compaiono però persone in carne ed ossa. I giudici, i carabinieri che lo svegliano al mattino, i compagni di carcere. Svelano un po' di cose in una enorme nebbia. Rimane una sgradevole sensazione, questo sì. La sensazione di poter essere spiati in qualsiasi momento anche a computer spento. La sensazione che ci sia qualcuno che è in grado di condizionare tutto, dai risultati elettorali alle carriere politiche e imprenditoriali. Tra ex hacker e carabinieri in congedo. Forse sarà tutto un enorme complotto. Mentre dagli schermi televisivi Corrado Guzzanti nella parte del massone dopo aver dettato gli ordini recitava lamentandosi “ Ah, che anno difficile! Siamo rimasti al golpe”."

Ah, un'informazione importante per chi, leggendo la recensione, abbia avuto qualche dubbio sulla mia situazione attuale. Sebbene per qualche mese abbia allietato con la mia presenza la casa circondariale di Monza (uno di quei classici termini edulcorati per non pronunciare parole difficili come carcere, prigione, gattabuia), confermo la mia attuale situazione di uomo libero. Non si preoccupino quindi i lettori: i miei post non sono elaborati da una buia e lontanissima cella, ma da un normalissimo PC domestico.

Le interviste continuano
Domenica prossima su Radio Meridiano 12 - FM 97.5 a Roma intervista al sottoscritto sul libro "Le tigri di Telecom" all'interno del radiogiornale Roma Eventi Speciale Libri.
Il buon Massimo Camussi, che ho avuto il piacere di conoscere in questa breve ma intensa intervista, mi conferma che ci sarà un'edizione in quattro appuntamenti: 07:20 - 10:30 - 13:20 - 17:20. Quindi non ci sono scuse per i ritardatari...
Per tutti quelli che invece non abitano a Roma o nella sua provincia, inclusi ritardatari o smemorati, dal lunedì successivo potrete trovare il Giornale Radio in podcast direttamente sul loro sito.

Devo dire che mi aspettavo di peggio. Sono contento di come Raffaella Calandra e Massimo Camussi abbiano improntato la discussione e i temi trattati: con professionalità, oggettività e, soprattutto, imparzialità.
Stavolta dopo l'intervista ci siamo salutati con un "Mi aspettavo che saresti stato più duro nei confronti di Telceom". Effettivamente è una cosa che mi chiedono tutti, e non tanto per quello che riguarda eventuali contenziosi lavorativi o responsabilità individuali sulla vicenda, ma per una percezione generale di fastidio sull'eccessivo atteggiamento difensivo del presunto beneficiario di tutta quella macchina: Marco Tronchetti Provera.
Penso che sia inutile parlare male o bene di lui. Primo perchè non lo conosco, secondo perchè non è tra gli indagati, terzo perchè è leggermente più forte di me, e una vecchia regola d'oro che vige tra i ragazzi di strada consiglia di non mettersi mai contro i più forti se non sei sicuro di vincere.
Ciò non toglie che le vecchie volpi del giornalismo consiglino sempre di ignorare ciò che ti può danneggiare: ignorando la gente dimentica, e tutto rientra felicemente nella normalità. Ricordo ancora il gesto di Massimo D'Alema, all'alba dei "veleni" sui presunti fondi stranieri rintracciati dalla Kroll: «Insinuazioni risibili e indecenti». E la chiuse li'. E nessuno ne parlò più.
Poi, invece, accade che qualcun altro si sbatta talmente tanto a dichiarare la propria estraneità che il dubbio, alla fine, diventa quasi d'obbligo.

Domenica 8 marzo alle ore 19:30 andrà in onda l'intervista sul libro "Le Tigri di Telecom" nel programma "Storiacce" di Radio24, la radio de IlSole24ore.
Devo dire che da tempo la brava (almeno finchè non ascolterò l'effetto finale ;-) Raffaella Calandra circuiva me e altri personaggi su questa storia evidentemente ancora viva e interessante. Prima di me sono intervenuti diversi pezzi grossi della vicenda: Giuliano Tavaroli, Fabio Ghioni, Marco Bernardini, Angelo Jannone. Il taglio molto "storiaccia-oriented" era un po' preoccupante e, secondo me, un po' fuori luogo vista la vicenda giudiziaria ancora in corso e la facile auto-celebrazione che una piazza di questo tipo può favorire.
Il rapporto con Raffaella Calandra e Radio24 ha radici lontane. Al momento dell'esplosione della vicenda l'ovvia richiesta di intervista, rifiutata da me e da Andrea (Monti) per ragioni professionali e valori personali. Poi un ulteriore contatto al lancio del libro, per l'autorizzazione a usare alcuni stralci di trasmissione per il famoso "booktrailer": il direttore rifiutò l'autorizzazione non tanto per la proprietà dei contenuti, quanto per il fine pubblicitario degli stessi. Condivido il punto di vista, d'altronde siamo in un grande Bazar commerciale, e lo riporto in questo post per spiegare a quelli che ancora me lo chiedono dove sia finito il tanto acclamato video.
Poi una nuova richiesta di intervista, stavolta a fronte del libro.
Sono stato abbastanza categorico: si parli del libro e non della storiaccia. Sembrerà una differenza trascurabile, ma parlare di un libro e delle sue storie ha un valore "letterario", preciso e orientato ad una serie di riflessioni, che il lettore medio può poi elaborare e concludere come meglio crede. Un'intervista sui fatti è invece un'auto-celebrazione di responsabilità ed eventi che diventano facilmente interpretabili e fraintendibili, colpevole il tempo a disposizione e la direzione che, naturalmente, il giornalista da' all'incontro.
E su questo dubbio amletico ci siamo scambiati diversi messaggi di posta elettronica, per capire, per trovare un punto d'intesa, per tutelare tutti i punti di vista.
Penso che alla fine abbiamo trovato un equilibrio interessante, anche se alla fine saranno gli ascoltatori a fare il punto della situazione. Quindi fatevi avanti per i commenti!

Pronti per la battaglia
Proprio oggi un'altra notizia dagli schieramenti che si daranno battaglia per un altro dei tanti processi mediatici dell'anno. I legali di Telecom Italia depositano un rapporto riservato, talmente riservato che lo hanno letto anche i giornalisti, relativamente alla strategia difensiva che l'azienda terrà per l'imminente processo sul dossieraggio illegale.
Prima si tutto un ridimensionamento delle parti lese: solo 22 su 531. La magia sta nell'interpretazione oggettiva del reato contestato, la famosa legge 231, che prevede sanzioni per tutte quelle azioni illecite commesse da collaboratori o dipendenti a beneficio dell'azienda stessa. Con questa interpretazione fuoriescono dal gioco tutte le azioni a beneficio della ex-controllante Pirelli nonchè, attenzione, tutte quelle a diretto beneficio dell'ex-presidente Tronchetti Provera.
Per le 22 rimanenti ovviamente c'è una spiegazione plausibile che renderebbe l'azienda "immune" dal problema, anzi due: la prima, già ufficializzata dal colosso delle telecomunicazioni, sostiene che Tavaroli abbia commissionato quei dossier «al solo fine di accreditare se stesso all'interno e all'esterno dell'impresa».
La seconda invece ammette alcune responsabilità ma legate alla «volontà, o forse sull'esigenza, del ristretto gruppo dirigente di Telecom dell'epoca di mantenere salde le leve del comando, anche coltivando un sistema di relazioni che - in una sua degenerazione patologica - comportava agli occhi degli attuali imputati la necessità di confezionare dossier e realizzare intrusioni informatiche».
L'intenzione è chiara: i PM milanesi, sparando nel mucchio, non hanno adeguatamente evidenziato che, alla fine, telecom di tutta quella spazzatura non se ne sarebbe mai fatta niente se non per una piccola parte. Una piccola parte comunque legata ad un iniziativa personale del responsabile della Security di quel periodo, o al più legata ad una mala-interpretazione di un bisogno richiesto da un management che ora non c'è più.
Ovviamente Telecom Italia non si pone il problema tecnico del processo: quelle azioni si sono svolte e hanno coinvolto tutti gli inputati, che quindi sono considerati colpevoli "a prescindere". Il problema è solo come prenderne le distanze, e siccome la spiegazione del management preso in giro potrebbe non reggere, meglio prendere le distanze anche da loro.
Stranamente, qualche tempo fa, si era parlato di un patteggiamento di massa che avrebbe anche garantito congrui risarcimenti a tutte le parti lese da parte delle generose Pirelli e Telecom Italia. Poi si scopre che nessuno è intenzionato a pagare, che tutti prendono le distanze dai fatti e che, alla fine, il guaio l'ha fatto qualcun altro. Viva l'Italia.